L'odio di sé ebraico

 
L'odio di sé ebraico
Autore: Theodor Lessing
Collana: Verbamundi 31
Categoria: saggistica / filosofia
Pagine: 230
ISBN 88-497-0055-5
€ 13,00


L'"odio di sé ebraico" è la formula estrema e provocatoria adottata da Theodor Lessing per richiamare l'attenzione sui pericoli che minacciano l'esistenza del mondo ebraico nella Germania dei primi anni Trenta. L'assimilazione che a partire dalla metà del Settecento ha liberato gli ebrei dalla reclusione nel ghetto e ha consentito loro di raggiungere significative posizioni di potere - sostiene l'autore - ha avuto come effetto principale la cancellazione dei fondamenti essenziali dell'identità ebraica, a vantaggio di una cultura del successo e dell'affermazione sociale che risponde in realtà esclusivamente agli interessi di quella civiltà occidentale sempre pronta a travolgere l'ebraismo sotto nuove ondate di antisemitismo. Quella di Lessing non è una difesa acritica e aprioristica del concetto di differenza ebraica. La sua analisi muove, al contrario, da un'indagine attenta e sociologicamente ben motivata della situazione della Germania alle prese con la crisi della Repubblica di Weimar. Invitare gli ebrei a negare il proprio contributo alla società tedesca ormai abbandonata alla sua deriva autoritaria, per ripiegarsi invece sui contenuti più profondi della propria identità, non implica in Lessing il vagheggiamento di un'arcadica separatezza alimentata magari dall'orgoglio consolatorio della particolarità del "popolo eletto". L'obiettivo di Lessing è invece smascherare le ipocrisie di un'integrazione puramente illusoria che non soltanto mina il nucleo intimo dell'identità ebraica, ma - ed è ciò che più conta - induce gli ebrei ad abbassare il proprio livello di attenzione nei confronti di quell'antisemitismo che - Lessing lo vede bene, e da questo punto di vista il libro assume il valore di una tragica profezia - si sta preparando con il nazismo a un'offensiva di enorme brutalità. 

Theodor Lessing nasce nel 1872 a Hannover, in una famiglia ebraica ormai del tutto assimilata. Il suo impegno di pubblicista in difesa della pace, contro il militarismo, a favore dei ceti più deboli e da ultimo per il sionismo gli procura negli anni della Repubblica di Weimar l'ostilità non soltanto delle forze reazionarie, ma anche di diverse frange della società democratica. Muore nel 1933 a Marienbad, assassinato da una squadraccia nazista.