Visite generali e fiscalità periferica nel Mezzogiorno spagnolo

 
Visite generali e fiscalità periferica nel Mezzogiorno spagnolo
Autore: Giuseppe Patisso
Collana: Cultura e territorio 36
Categoria: saggistica / storia
Pagine: 208
ISBN 88-497-0156-X
€ 14,00


Tra il XVI e il XVII secolo la monarchia cattolica, per controllare la burocrazia e la gestione della fiscalità nei vari domini del “sistema imperiale spagnolo”, utilizzò l’istituto giuridico delle visite generali. Le visite, condotte da grandi personaggi indicati direttamente dal sovrano, si tennero anche nel Regno di Napoli dove furono percepite dalla burocrazia regnicola come un attacco alla secolare autonomia delle sue istituzioni e – soprattutto a partire dall’età della Controriforma – come un tentativo di introdurre nel Regno l’Inquisizione “al modo di Spagna”. Dopo aver percorso le origini delle visitas (e il dibattito politico-giuridico che inevitabilmente la accompagnava ogni qualvolta veniva bandita) il lavoro dell’autore, concentrato sulla “visita generale” effettuata nel Regno di Napoli da Juan Beltrán de Guevara tra il 1607 e il 1610, si segnala per lo sforzo di coniugare il momento politico che sottende all’istituzione di questo particolare tipo di ispezione e alla definizione dell’ambito di intervento del visitatore, che vede gli uomini del de Guevara alle prese con i molteplici problemi che travagliano le università del Regno nei primi anni del XVII secolo. L’esame del funzionamento di una particolare “magistratura” finanziaria, la percettoria provinciale, negli anni in cui i segni della crisi economica e fiscale dello Stato napoletano cominciavano a farsi più evidenti, ed i numerosi episodi di corruzione, di malversazione e di violenza, portati alla luce dai testimoni, di cui si macchiarono il percettore De Angelis e i suoi uomini nella percettoria di Terra di Bari (ubicata a Bitonto), apre lo spiraglio su un modo particolare di esercitare il potere nelle periferie del Regno, su un mondo minuto e frantumato – fatto di notai, di cancellieri, di faccendieri – in cui le rilevanze sociali si nutrivano anche di collegamenti con gli uffici e gli ufficiali che rappresentavano lo Stato in provincia.

Giuseppe Patisso (Brindisi, 1970) si è formato presso il Dipartimento di Scienze Storiche e Sociali dell’Università di Bari dove ha conseguito il dottorato di ricerca in “Storia economica, sociale e religiosa dell’Europa”. Attualmente è titolare di un assegno di ricerca post-dottorato presso il Dipartimento di Studi Storici dal Medioevo all’età Contemporanea dell’Università di Lecce. Ha partecipato a diversi seminari e convegni di studio internazionali pubblicando i seguenti lavori: (con Angelantonio Spagnoletti), Giangirolamo II Acquaviva, un barone meridionale nella crisi del Seicento (dai memoriali di Paolo Antonio de Tarsia), Galatina 2001; Gianbernardino Bonifacio, un umanista europeo tra Erasmo e Lutero in “Itinerari di Ricerca Storica”, Galatina 2002; “L’officio visitato”. La percettoria bitontina di Terra di Bari tra funzione pubblica e corruzione.